“Temperature”
L’Etna è una montagna che si alza per tremilatrecento metri, tutta ricoperta di neve durante l’inverno. L’estate conserva, scalettate negli ultimi mille metri di quota, temperature fredde che vanno quotidianamente in basso a vincere il caldo di Sicilia.
La temperatura di giorno sul lato nord, dove stanno i vigneti, è di oltre 15 °C più bassa di quella della costa e quel fresco prepara vini eleganti e pieni. La temperatura di notte è addirittura freddissima durante i mesi più importanti per l’uva, quel settembre e ottobre in cui ritarda e aggiunge ai vini impervietà e durevolezza.
“Luce”
La luce dell’Etna non viene dal sole ma nasce dalle cose, che ha involtolato di tulle. Correndo e riproducendosi senza fine tra il cielo e i due mari, smorza, liquida i raggi dritti e si diffonde in tutto il nero spettro del vulcano senza rimbalzi; motivo questo della luce indiretta che è comune a tutti i luoghi mondiali del gran vino, dove la luce è preparata apposta, come gli specchi assidui di mari e fiumi a Bordeaux, ecc.
In tale materia senza ombra trovi immerse con ogni lato le foglie, suscitate a tripla fotosintesi le vigne, accese le magliette, ispirati i viticoltori, e soprattutto resi ingegnati e visionari i winemaker che abitano, insieme al proprio talento.
“Terreno”
Cinquanta chilometri di diametro e centinaia di bocche che hanno sparso lave sovrapposte, involucri dell’Etna dove radica la vite, venuti a galla da quadranti molto diversi del sottosuolo; una lava sgorga, scende liquida o densa, alla fine si ferma, si espande, si spalma. Questo piano, raffreddato a varie altezze tra milletrecento e cinquecento metri, si afferma e costituisce per qualche secolo, una proprietà. Il luogo, appresso, tiene il vecchio nome feudale e si fa “contrada“.
Così, ogni contrada fa un vino diverso dall’altra, come sapevano fino al dopoguerra, perché le piante crescono su differenti sgorgati minerali; di più, questi si sono raffreddati nelle granulometrie: del ghiaione, della ghiaietta o della cipria; di più ancora, sono sospesi a mille, o a cinquecento metri.
Quindi, la parola cru, che vuol dire ambiente di suggestione organolettica, non può avere senso più forte di quello che possiede la contrada dell’Etna.
L’arrivo dei nuovi produttori cominciato col mio, nel 2000, e le nostre vinificazioni hanno evidenziato e ripercosso, pari
pari, i prestigi superiori che in antico possedevano già alcune contrade famose. Sono una decina e ricompaiono spesso
Su sulle etichette dei vini del Rinascimento dell’Etna.